La brucellosi è una malattia infettiva che può essere trasmessa dagli animali all’uomo: scopriamone i sintomi e la diagnosi.
La brucellosi, conosciuta anche come febbre maltese, è una malattia di tipo infettivo che rientra nelle zoonosi. Si tratta, quindi, di una patologia che viene trasmessa dagli animali all’uomo. A causarla sono sei specie diverse di batteri che appartengono al genere Brucella.
Questa infezione può diffondersi tra bovini, suini, ovini e anche animali selvatici. La trasmissione dagli animali all’uomo può avvenire in diversi modi, mentre il passaggio dell’infezione da uomo a uomo è molto raro. Vediamo i modi in cui si trasmette, i sintomi principali che vengono manifestati e come viene effettuata la diagnosi.
Brucellosi: sintomi e trasmissione
Le categorie professionali che lavorano a stretto contatto con gli animali sono ad alto rischio. Questo accade sia per chi lavora negli allevamenti, negli ambulatori veterinari, o è coinvolto nella filiera alimentare. La brucellosi, infatti, può essere contratta dall’uomo in vari modi e le vie più comuni sono due: quella alimentare, attraverso cibi e bevande contaminate, oppure attraverso le abrasioni e ferite della pelle.
La via più rischiosa e diffusa è sicuramente quella alimentare, infatti, il batterio responsabile di questa infezione può essere trasmesso anche attraverso il latte degli animali infetti. È proprio in questo modo che avviene in gran parte la trasmissione: attraverso latte e prodotti caseari non pastorizzati.
I sintomi più comuni associati alla patologia, nell’uomo sono: febbre (anche elevata) episodi di sudorazione eccessiva notturna, malessere generalizzato e dolore alle articolazioni. Dopo la fase acuta la temperatura corporea diventa irregolare, per questo la patologia viene definita anche “febbre ondulante”. Vediamo come avviene la diagnosi.
Brucellosi: diagnosi e prevenzione
Questa malattia infettiva è diffusa ovunque, ma si presenta in particolare nella zona del Mediterraneo, in Medio Oriente e nell’America Latina. Per effettuare la diagnosi si parte prima dall’anamnesi e si analizzano, quindi, le abitudini, lo stile di vita e la professione stessa. Il consumo di prodotti non pastorizzati, o altri alimenti a rischio contaminazione, così come i contatti con gli animali che trasmettono la malattia sono un punto di partenza per diagnosticarla.
Dopodiché, per confermare la diagnosi, vengono effettuati degli esami più approfonditi come le emocolture che permettono di individuare il batterio responsabile dell’infezione. I sintomi da soli, infatti, non bastano a identificare la malattia perché gli stessi segni si manifestano anche in altri casi. Per prevenirne la diffusione attraverso la via alimentare bisogna evitare il consumo di formaggi freschi e altri prodotti ottenuti da latte non pastorizzato.